Luna era una bambina né bella né brutta, né ricca né povera, né intelligente né stupida, né più simpatica né più antipatica degli altri bambini, né fortunata né sfortunata, né forte né debole. Insomma, Luna era una bambina normale, più o meno come tutti i suoi amici.
Ma c’era una cosa che la faceva sentire bellissima, che le faceva credere di essere intelligentissima, che la faceva sorridere sempre, e per la quale poteva ritenersi certamente la bambina più fortunata del mondo.
Luna era amica del Mare.
Luna e il Mare si erano conosciuti qualche anno prima, un giorno di primavera, durante il quale Luna era andata alla spiaggia con la sua mamma ed il suo papà.
Luna era rimasta affascinata da quell’immensa distesa blu, dalla quantità d’acqua e di pesci e di alghe e d creature e mostri marini che il babbo le aveva detto potevano vivere lì.
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Ad un certo punto, proprio quel giorno, mentre cercava le conchiglie sulla battigia, Luna si era persa. Aveva provato a chiamare i suoi genitori a gran voce, ma si era allontana troppo e loro non potevano sentirla. Dopo poco, Luna aveva cominciato ad aver paura, su quella spiaggia immensa, con le onde del mare che si infrangevano come tuoni sugli scogli, ricoprendoli di schiuma. Il mare era arrabbiato quel giorno e le sue acque scure e tumultuose non affascinavano più Luna come qualche ora prima; il vento soffiava forte e il rumore delle onde sembrava quello di cento orchi inferociti. E allora Luna aveva cominciato a singhiozzare, e poi a singhiozzare ancora più forte, ed infine a piangere, disperata.
Vedendo quella bambina così piccola e dolce, che fino ad un attimo prima stava canticchiando felice mentre raccoglieva le conchiglie più belle, disperarsi spaventata, il Mare si era sentito in dovere di fare qualcosa.
“Luna… Luna…” sussurrò piano.
Luna, sentendo chiamare il suo nome, smise immediatamente di piangere e si alzò di scatto, pensando che il papà fosse venuto a prenderla; così cominciò a guardarsi intorno ed a chiamare a sua volta il babbo.
“Luna”, disse il Mare più forte, “non sono il tuo papà, sono il Mare!”
“Il Mare?” domandò Luna ad alta voce. A dire il vero, la cosa non la tranquillizzava per niente, ma la curiosità stava già prendendo il sopravvento. E siccome era una bambina sveglia, Luna disse: “Mare, se sei davvero tu, fai calmare subito queste onde che mi fanno tanta paura!”.
Il Mare fece immediatamente calmare le onde e ribatté orgoglioso: “Ma certo che sono io, chi altri se no! Eccoti accontentata…”.
Luna sgranò gli occhi, incredula: “Ma… Veramente… Io non credevo… cioè, io non sapevo che il Mare fosse vivo, che potesse parlare…”.
“Certo che so parlare, so anche cantare, fischiettare, ballare, posso fare delle fontane di acqua e delle onde altissime, posso richiamare i pesci ed i granchi, so fare rumori di ogni genere, e posso lanciare sassi, nascondere la spiaggia o gli scogli,….”, e mentre spiegava tutte queste cose, cercava di metterle in pratica ad una ad una, per impressionare Luna, come in uno show.
E in effetti, Luna rimase senza fiato.
Il Mare le chiese: “Vuoi essere mia amica?”, e Luna, con la bocca ancora spalancata per lo stupore e gli occhi persi all’orizzonte, fece semplicemente di sì con la testa.
Quel giorno, il Mare le indicò la strada per tornare dai suoi genitori. Nessuno credette alla storia di Luna, ma per lei questo non era importante. La cosa importante è che da quel giorno Luna e il Mare divennero amici.
Cominciarono a vedersi praticamente tutti i pomeriggi, dopo la scuola di Luna.
La bimba passava ore ed ore in riva al Mare. Insieme giocavano a far impazzire i granchi, oppure a scherzare con i pesci colorati. Il Mare insegnò a Luna a nuotare, Luna insegnò al Mare a fare i castelli di sabbia, anche se il Mare era molto goffo, e di tanto in tanto un’onda incontrollata li spazzava via.
Il Mare portava a Luna le conchiglie più belle e lei faceva per lui delle collane fantastiche. Quando il Mare era calmo, Luna si specchiava nelle sue acque scintillanti e il Mare si muoveva per riflettere le facce più strane e così ridevano a crepapelle.
Quando il Mare era agitato, Luna giocava con le onde scomparendo e ricomparendo all’improvviso. E quando si avvicinava la sera, e per Luna era ora di tornare a casa, si fermavano ancora qualche minuto a guardare l’orizzonte, verso il tramonto, e a sognare un po’.
Un giorno, mentre il Mare rincorreva Luna sulla riva, cercando di prenderle i piedini con le sue onde veloci, Luna inciampò in un oggetto misterioso che si era arenato a pochi passi dalla riva stessa. Non appena il Mare lo vide, provò una strana sensazione, e disse a Luna: “Stai lontana da quella cosa!”.
Ma non aveva ancora finito di parlare che Luna, che era fra l’altro una gran curiosona, già lo aveva preso in mano: “Mare, Mare, è un messaggio in una bottiglia, l’hai portato qui tu!”. Mare arrossì, ma comunque provò a insistere: “Luna, ti ho detto di non toccare quella cosa, non mi dice niente di buono!”.
“Ma Mare, qui dentro c’è un messaggio”, proseguì Luna. “Potrebbe essere una persona in difficoltà che chiede il nostro aiuto, oppure una mappa del tesoro, oppure un messaggio d’amore che dobbiamo recapitare a qualcuno…”, e la sua fantasia già volava, e Luna non stava più nella pelle.
Mare invece era titubante, perché davvero quella bottiglia aveva qualcosa di sinistro, ma d’altro canto le parole di Luna lo avevano incuriosito, e poi non voleva darle un dispiacere. Ma sì, in fondo cosa mai avrebbe potuto contenere una vecchia bottiglia come quella…
“Luna, mi hai convinto, apriamo la bottiglia…”.
“Yeah”, strillò Luna, entusiasta della scelta di Mare.
E così, in men che non si dica, Luna era seduta accanto a Mare a fissare trepidante il pezzo di carta ingiallita arrotolato tra le sue mani.
“Forza Luna, cosa aspetti?”, le chiese il Mare, che non stava più nemmeno lui nella pelle.
Luna tirò un gran sospiro, srotolò il foglio ingiallito e cominciò a leggere…
Un passaggio segreto in mezzo al mare
Tre passi a destra dello Scoglio di Maremoto dovrai contare
Per trenta passi in avanti dovrai camminare
Dieci bracciate sott’acqua dovrai nuotare
Se all’Isola Incantata vorrai arrivare
Luna rimase letteralmente senza fiato.
“Luna, non c’è nessuna isola dove dice il messaggio, figuriamoci un’Isola Incantata. Questo è uno scherzo bello e buono, oppure c’è qualcosa di losco… Butta quel messaggio ed andiamo a fare un bel castello di sabbia io e te”, la ammonì il Mare.
Ma Luna non lo stava ascoltando, anzi con lo sguardo fissava l’orizzonte, là verso lo Scoglio di Maremoto, per vedere di scorgere qualcosa. Poi, improvvisamente, si alzò, e si diresse verso il punto indicato dalla filastrocca della bottiglia.
Quando il Mare capì le sue intenzioni fece di tutto per dissuaderla, si arrabbiò moltissimo, urlò, infranse l sue onde con tutta la loro forza contro gli scogli, ma niente. Luna non sentiva nulla, lei voleva solo trovare l’Isola Incantata.
Alla fine, il Mare desistette: “Se è questo quello che vuoi, va pure, ma non dire che non ti avevo messa in guardia!”, le disse. “Io vado a farmi un riposino!”, e così dicendo si calmò del tutto e andò a dormire.
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“Buon riposo Mare, a domani. Ti porterò un po’ dei tesori dell’Isola Incantata”, gli rispose Luna.
Poi seguì alla lettera le istruzioni contenute nel messaggio: arrivata allo Scoglio di Maremoto, fece tre passi verso destra, poi ne fece trenta in avanti, fino quasi ad arrivare dove l’acqua era così alta che non toccava. Infine, prese un bel respiro e, trattenendo il fiato, si tuffò sott’acqua, nuotando per dieci bracciate.
Stava per riemergere, sconsolata, quando la sua mano toccò qualcosa di duro davanti a se. Così mise la testa fuori dall’acqua e…. Sorpresa delle sorprese, davanti a lei si ergeva una bellissima isola! Pochi passi, e sarebbe arrivata…
Giunta sulla spiaggia, Luna urlò, con tono quasi canzonatorio: “Mare! Mareeeee! E così non c’era l’Isola Incantata eh?? E allora dimmi un po’, che cos’è questa?”.
Ma il Mare non rispose. “Beh, se la sarà presa…”, pensò Luna. “Non sai quello che ti perdi… quando ti passa, fai un fischio!!”, strillò, partendo alla scoperta dell’Isola.
Sull’Isola Incantata, in verità, non c’erano tesori. Ma un milione di miliardi di altre cose favolose.
La prima cosa che Luna notò fu la sabbia. La sabbia dell’Isola Incantata era diversa da quella di qualsiasi altra spiaggia dove era stata con Mare; questa era bianchissima, quasi fosse polvere di perle, e così fine che ti sentivi accarezzare dolcemente i piedi.
Ma quello era solo l’inizio... Sull’Isola, infatti, vi erano alberi fantastici, dai fiori coloratissimi e con le foglie dalle forme più strane. E poi c’erano cespugli di frutti rossi così succosi e dolci che non avresti mai smesso di mangiarne. C’erano cascate d’acqua limpidissima e c’era un lago sulle cui rive si ergevano enormi pietre lisce che potevi usare come grossi scivoli per tuffarti in acqua.
Dagli alberi più alti pendevano lunghissime liane alle quali potevi appenderti e con le quali potevi arrampicarti fino in cima e fermarti ad ammirare il mondo. Alcune di esse, poi, si erano intrecciate tra di loro sino a formare delle fantastiche altalene, da dove dondolandoti riuscivi a toccare il cielo.
C’erano cavalli bianchi che pascolavano in mezzo ai prati e uccellini variopinti che cinguettavano canzoni bellissime. Fuori dalla foresta c’erano grandi pozze di acqua caldissima piene zeppe di morbida schiuma che emanava un profumo di fiori fantastico e con la quale potevi soffiare bolle di sapone gigantesche.
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Non c’era un angolo di quella natura splendida e incontaminata che non t’invogliasse a fare qualcosa di divertente, o magari di rilassante, o anche tutte e due. Potevi giocare, potevi mangiare, potevi correre e dondolarti, fare un bagnetto, saltare, cavalcare, cantare, insomma qualsiasi cosa ti venisse in mente.
Luna passò quel che restava della giornata esplorando l’Isola Incantata, giocando, saltando, assaggiando i frutti deliziosi che trovava di tanto in tanto tra i cespugli, cantando con gli uccellini e accarezzando i docili cavalli. Nel suo girovagare, notò che l’Isola, fra le altre cose, era piena di statue di pietra che raffiguravano bambini di ogni età. In ogni angolo c’era una statua. Sebbene le statue le sembrarono un po’ sinistre, Luna pensò che probabilmente qualcuno le aveva lasciate lì per far sì che i bambini che visitavano l’Isola non si sentissero mai soli.
Un’altra cosa tanto meravigliosa quanto strana era un’enorme pietra gialla che Luna trovò al centro dell’Isola. La pietra era una sfera praticamente perfetta ed era così luminosa da sembrare una stella caduta dal cielo.
Il tempo volò, quel pomeriggio, e quando calò il buio Luna era a dondolarsi su un’altalena di liane.
A quel punto, sebbene avrebbe certamente fatto meglio a tornare a casa, Luna pensò che era troppo stanca per farlo. E poi, con quel buio, come avrebbe potuto trovare il passaggio segreto che l’avrebbe ricondotta alla sua spiaggia?
Fu così che decise di passare la notte sull’Isola Incantata…
“Mamma e papà si preoccuperanno, ma sono sicura che domani, quando tornerò e gli racconterò dell’Isola, non vedranno l’ora di venirci con me!”, pensò fra se e se. “E poi, svegliandomi domattina, potrò giocare ancora un pochino, prima di tornare a casa…”.
E così, cercò un posto accogliente per passare la notte. Alla fine scelse di stare vicino all’enorme pietra luminosa, tanto per non rimanere nel buio più totale. Lì giunta, si preparò un letto morbidissimo usando le grosse foglie dell’albero della gomma e in men che non si dica cadde felice in un sonno profondo.
Ma non appena Luna si fu addormentata, nel terreno vicino a lei si aprì un’enorme voragine, e dal quel buco uscì un’orribile strega cattiva. Il suo volto era così brutto che nessun essere umano era mai riuscito a guardarla, la sua pelle così dura che nessuna spada l’aveva mai scalfita, i suoi capelli così neri da oscurare la luce del giorno, il suo odore così nauseabondo da tenere lontani persino i lupi più affamati. Il suo nome era Petra e di lei si erano perse le tracce nella notte dei tempi, tanto che si riteneva non fosse mai esistita.
“Ecco un’altra piccola umana che è caduta nella mia trappola. Del resto siete tutti uguali, non riuscite a resistere alla tentazione di scoprire dove vi porta la filastrocca nella bottiglia. Non darti pena, non sei la prima, ce ne sono stati molti altri prima di te…”, sussurrò con voce gracchiante, volgendo lo sguardo alle statue dei bambini lì attorno.
“Beh, veniamo al dunque. Io ti ho messo a disposizione la mia Isola Incantata per un giorno intero, adesso sono venuta per riscuotere il prezzo del biglietto. Preparati ad entrare a far parte della mia collezione di bambini di pietra, ihihihi, ahahaha, uhuhuh…”. E mentre non riusciva a smettere di sghignazzare, si avvicinò all’enorme pietra luminosa e grattandone la superficie con le sue unghiacce ne ricavò una manciata di polvere luccicante.
Poi iniziò a spargere la polvere sul corpo di Luna, recitando un’antica formula magica:
“Polvere di stelle
indurisci questa pelle,
pensiero langue
ghiaccia il suo sangue,
non ti scalfiranno più i venti
perché tu adesso di pietra durissima diventi!”
L’urlo della strega, svegliò Luna; ma la bimba fece appena in tempo ad alzarsi che, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò pietrificata.
Il giorno seguente, il Mare si alzò di pessimo umore. L’aver litigato con Luna gli aveva fatto trascorrere una notte molto agitata. Non vedeva l’ora che arrivasse per digliene quattro. Se n’era andata per cercare un’Isola che non esiste. Figuriamoci se poteva esserci in mezzo al mare un’isola che il Mare non aveva mai visto. Che pensiero idiota!
Ma Luna quel pomeriggio non arrivò, anzi, ad un certo punto il Mare vide i genitori di Luna e un sacco di altre persone camminare agitati su e giù per la spiaggia, chiamandola a gran voce.
Immediatamente capì che Luna non aveva fatto ritorno a casa quella notte, e così in preda al panico iniziò a cercarla in lungo e in largo. Radunò tutti i pesci del mare e li mandò in ogni angolo della terra. Ma di Luna non vi era davvero traccia. Ma dove poteva essere finita, non la trovava in nessun posto, su nessuna spiaggia e nemmeno nelle profondità dell’abisso?
Alla fine, sebbene non poteva credere a ciò che stava per fare, chiamò i delfini, famosi per la loro immensa intelligenza. Raccontò loro della filastrocca trovata nella bottiglia e, cercando di nascondere un certo imbarazzo, li mandò a cercare l’Isola Incantata. I delfini partirono.
Il Mare aspettò con trepidazione il loro ritorno, sperando che in qualche modo i delfini avrebbero riportato a casa Luna. Quando i delfini ritornarono, Luna non era con loro, ma la storia che avevano da raccontare fece rabbrividire il Mare.
I delfini, infatti, avevano seguito le indicazioni della filastrocca, così come aveva fatto Luna la sera precedente. Incredibilmente, si erano ritrovati sulle rive della spiaggia di un’isola sconosciuta. Per quanto affascinante, l’isola aveva provocato nei delfini un senso di disorientamento e di inquietudine, tanto che avevano deciso di tornare indietro immediatamente. Ma proprio mentre facevano dietro front, un uccellino meraviglioso e dalla voce soave si avvicinò a loro. Come furono a pochi passi, i delfini non poterono non notare, a dispetto del suo aspetto e della sua voce, lo sguardo triste e vuoto dell’uccellino. E così gli chiesero: “Uccellino dai colori sgargianti e dalla voce celestiale, come mai i tuoi occhi sono tristi e vuoti?”.
L’uccellino si guardò intorno sospettoso, e ribatté: “Vi manda la Strega vero? È un altro suo trucco per smascherare i traditori! Non mi fregate!”.
“Strega, quale Strega?”, chiesero a loro volta i delfini.
“Petra, la regina di quest’isola maledetta…”, spiegò l’uccellino.
“Maledetta? Ma scusa, questa non è un’Isola Incantata? Ti prego spiegaci, ci manda il Mare, e non certo una strega di cui non conoscevamo l’esistenza”.
“Beh in effetti non avete la faccia di amici della Strega… E comunque chissenefrega, preferisco morire replique montre cartier che continuare a fare questa vita da prigioniero. No, questa non è un’Isola Incantata, questa è un’Isola Maledetta…”, iniziò l’uccellino.
E così, in poche parole, raccontò ai delfini di come la Strega una notte di nebbia avesse creato quell’isola, vi avesse portato animali e piante dalle caratteristiche uniche e bellissime ed infine l’avesse nascosta dietro ad uno scudo che non consentiva a nessuno di vedere che fosse lì.
Poi, la Strega aveva iniziato a mandare quei messaggi in bottiglia che attiravano i bambini. Una volta arrivati sull’Isola i bambini, durante il giorno, potevano divertirsi con le favolose attrazioni dell’Isola stessa e con i suoi abitanti, che erano schiavi della Strega. Ma una volta che i bambini si addormentavano, la strega sbucava dal nulla, lì ricopriva di quella polverina luccicosa, recitava quelle parole strane e…. paff… i bambini diventavano statue di pietra e la Strega li posizionava qua e là prima di scomparire nuovamente nelle viscere della terra. L’ultima bambina era arrivata proprio il giorno prima e la notte appena trascorsa la Strega l’aveva pietrificata.
Non v‘erano dubbi, la bambina pietrificata di cui parlava l’uccellino non poteva che essere Luna.
Nel sentire la storia, il Mare pianse tutte le lacrime che aveva. Quando ebbe finito di piangere, il Mare si arrabbiò moltissimo.
“Portatemi su quell’Isola!”, tuonò.
“Mare, non c’è modo di arrivare là per te, non puoi passare dal passaggio segreto, è troppo stretto”, ribatterono i delfini.
“E allora distruggerò lo scudo!”. Così dicendo, il Mare si gonfiò come nessuno lo aveva mai visto e lanciò un’onda gigantesca nella direzione dell’Isola. In effetti, l’onda era così alta, potente e carica di schiuma, che lo scudo si frantumò come un bicchiere di cristallo che cade a terra.
La Strega Petra, sentendo quel trambusto, emerse dalle viscere della Terra: “Cosa succede, chi osa invadere il mio territorio!”, chiese a gran voce.
Ma il Mare era così arrabbiato che non le diede nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo: la circondò di flutti e schiuma, poi la sommerse ed infine con la forza della risacca la trascinò nelle profondità degli abissi, dove rimase imprigionata per sempre.
Una volta sconfitta la Strega, il Mare corse a cercare la piccola Luna. Quando la vide tutta pietrificata iniziò ad accarezzarla con le sue onde delicate: “Luna, come ha potuto farti questo, come ha potuto essere tanto cattiva…”. E mentre le diceva queste cose, continuava ad accarezzarla dolcemente.
A quel punto avvenne l’imprevedibile. L’acqua del Mare, infatti, che è piena zeppa di sale cura ogni ferita. E accarezzando Luna, l’acqua del Mare piano piano iniziò a sciogliere la corazza di polvere di stelle che rivestiva la sua pelle e così Luna iniziò a muoversi e poi a parlare ed infine a correre e saltare.
“Mare, Mare, sei venuto a salvarci!”, urlava Luna. “Vieni qui, fatti abbracciare!!, Mare, perdonami per non averti ascoltato!”.
Il Mare non credeva ai suoi occhi. L’incantesimo malvagio era stato spezzato!
Subito Mare e Luna sciolsero la corazza che avvolgeva gli altri bambini e ben presto furono tutti nuovamente liberi. E con loro tutti gli animali che la Strega aveva fatto schiavi. Tutti saltavano felici e si abbracciavano e chiamavano a gran voce le loro mamme ed i loro papà, che ben presto avrebbero abbracciato.
“Si è fatto buio, andiamo, torniamo a casa!”, sentenziò il mare.
“No Mare, abbiamo un’ultima cosa da fare… Al centro dell’Isola c’è un’enorme pietra luminosa. È da lì che la Strega prendeva la polvere magica che ci ha trasformati in pietra. Devi far sparire anche quella”, chiese Luna.
Il Mare allora prese quella grossa pietra e la scagliò con tutta la sua forza lassù nel cielo. Vista dalla Terra, nella notte buia, quella grossa pietra luminosa al centro del cielo sembrava persino carina; i bambini la ammiravano stupiti. Era incredibile vista da questa nuova prospettiva: ciò che la Strega aveva usato con tanta malvagità, sprigionava ora un’infinita bellezza.
Vederla specchiarsi nell’acqua e scintillare nel riverbero della salsedine, come se stesse giocando a saltellare sulle onde, fece venire in mente al Mare le giornate passate con Luna a divertirsi.
“La chiamerò Luna!”,“Così avrò una Luna di giorno ed una di notte!”.
Non tutti capirono le sue parole, a dire il vero molti bambini non ci fecero nemmeno troppa attenzione, perché erano già montati in sella ai delfini e cavalcavano veloci verso casa.
Anche Luna tornò a casa e poté riabbracciare i suoi genitori. La sua amicizia con Mare proseguì per tantissimi anni, anche se da quella volta imparò a dargli retta un pochino di più.
Dal canto suo il Mare, passa le notti di Luna piena a giocare con la Luna del cielo, alzandosi verso di lei nel tentativo di abbracciarla.
E come sempre si dice, vissero tutti felici e contenti, a parte la Strega Petra, naturalmente.